Introduzione a “Testo a fronte”
Andrea Carraro
Con Testo a fronte – rifacendoci a una tradizione che rimonta alle avanguardie storiche (futurismo, dadaismo, surrealismo), passando attraverso le esperienze della pop art e del gruppo 63 – abbiamo pensato di mettere insieme testo e disegno, l’uno a complemento (o a contrasto) dell’altro. A ben vedere tutte le avanguardie, piccole o grandi, hanno fatto arte con le parole. Il Novecento com’è noto ha segnato il ritorno della poesia visiva, come ai tempi dei pittogrammi degli antichi egizi. Nel nostro caso, abbiamo lasciato libertà piena sulla scelta del tema del racconto. Mi sono occupato io stesso della selezione, contattando gli scrittori uno per uno, mentre Tiziana D’Acchille ha curato la scelta degli artisti della Galleria Porta Latina. L’unica condizione che ho richiesto è stata la misura del racconto (rigorosamente sotto i 3500 caratteri) e la sua spiccata “narratività”. La cosa curiosa è che, malgrado l’assoluta libertà che dicevo, alla fine i racconti che ho ricevuto sono stati per la gran parte di taglio all’ingrosso realistico, forse perché gli autori sono stati condizionati dalla mia personale storia di scrittore o forse anche per altre ragioni. Il risultato finale, a ogni modo, è una galleria di brevi narrazioni assai omogenea nello stile e negli argomenti trattati attraverso la quale si può anche leggere in trasparenza una radiografia del nostro paese in questi primi 14 anni del nuovo millennio, fortemente provato dalla crisi finanziaria, stanco di illusionismi e giochi di potere, ma ancora incapace di ribellarsi e affrancarsi dai miti e dai modelli imperanti nel ventennio berlusconiano. Ma senza cedere a facili sociologismi, questi racconti ci narrano delle storie e dei personaggi tipicamente italiani dal di dentro, attraverso le loro ansie e le loro paure, i loro vizi endemici e acquisiti, i loro desideri e le loro illusioni perdute. Abbiamo scelto la misura breve per svariati motivi. Anzitutto perché ci sembrava più conforme al linguaggio frammentato, spezzato, spesso lapidario, della Rete dove queste composizioni avrebbero trovato una prima collocazione. Poi per differenziarci un poco da altre consimili iniziative. Infine per una scommessa, per una sfida: perché eravamo confusamente persuasi che tale misura ben si adattasse ai tempi della nostra vita oggi sempre più frenetici e disarticolati e ben di ancorasse, d’altra parta, alla nostra tradizione novellistica. Noterete che il tema della morte è presente in molti di questi racconti nelle più diverse cornici e declinazioni: camere ardenti, disastri navali, suicidi, teatri di guerra, malattie terminali ecc.: quasi una risposta brutale, un grido – mi si permetta una esegesi molto personale – a questi anni di dissipazione morale, economica, di scanzonata e “ironica” rimozione del tragico e di qualunque forma di impegno. È un’umanità sofferente, malata quella che viene fuori da queste brevi, fulminanti narrazioni della contemporaneità, che si muove in contesti sociali non necessariamente poveri o emarginati. L’umanità della crisi, insomma, ormai da tempo svuotata di utopie politiche e sociali, attratta da uno spiritualismo a buon mercato, che può trovare provvisorie e illusorie fughe dalla propria sofferenza o alienazione nell’esercizio della violenza domestica, nell’amore mercenario, nel consumo smodato di alcol, nel crimine, nel tradimento, come pure nella conformistica, passiva accettazione dello status quo. Mi piace pensare che gli scrittori da me selezionati, non per anagrafe ma solo per affinità poetica e per stima personale, con questi dolorosi e crudi spaccati di vita quotidiana, abbiano avvertito l’esigenza di affermare il ritorno a una rinnovata estetica del “reale”, esplicitato in una forma più “critica” che “mimetica”.
- 1